Quando parliamo di cervelli in fuga richiamiamo l’immagine di giovani scienziati o medici che hanno abbandonato percorsi farraginosi per strade più promettenti e, sicuramente, meglio retribuite e meno incerte. Il precariato, si sa, non è uno state of mind ma una punizione da noi.Cresce però anche il numero di giovani che vogliono sfidarsi e non si accontentano più di un posto fisso nella multinazionaleù§: vogliono poter gestire la propria vita, creare qualcosa che sia loro, inseguire un sogno, dare le giuste priorità secondo schemi di valori differenti rispetto a quelli dei genitori.

Ludovica Ceschi è un effettivo di quel piccolo esercito che sta costruendo con pazienza e determinazione, con la passione dei twentyshomething il proprio percorso. Grazie ad un programma internazionale di Vali Berlin, un incubatore di giovani talenti che stimola e supporta passo passo l’evoluzione dall’idea al progetto finanziabile attraverso un’accurata mentorship, sta mettendo insieme i pezzi del puzzle. Al suo fianco la sorella Maria Vittoria , giovane professionista già inquadrata nella grande azienda ma pronta a ripartire per seguire la sua passione imprenditoriale. E alle spalle i genitori che, lungi dal dissuaderla per cercare il posto fisso, incoraggiano ambedue.

Una storia piena di significato, quella raccontata ai microfoni di #RadioNext, probabilmente rara ma non per questo meno interessante: le certezze a cui eravamo abituati sono state demolite dall’evoluzione dei sistemi sociali contemporanei; la richiesta di una flessibilità e capacità di adattamento sono fattori indispensabili per poter gettare le fondamenta di una certezza di lungo periodo basata sulle proprie forze e capacità. Le opportunità non mancano anche se, ahimé, l’erba del vicino è sempre più verde. Ma forse, considerando l’esperienza all’estero come un’opportunità e non una scelta obbligata, vale la pena provarci.

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